Una casa dipinta a parole

Domenica 24 giugno alle ore 18.30, il raggruppamento temporaneo composto dalle

architette Angela Gambardella, Letizia Masciotta, Nicoletta Rossi e Francesca

Sposetti, festeggeranno nello spazio ARCHIMIA la vinvcita del premio Euroflora

2018 Concorso la Meraviglia nei Parchi.

Durante la serata avrà luogo una performance site-specific in cui parole e musica si fonderanno in un viaggio in salita all’interno delle abitazioni di un edificio ottocentesco genovese. Il testo è tratto da una poesia di Martin Piaggio scritta in genovese antico, tradotto e curato dal collega Stefano Fera e pubblicato per Il Canneto editore col titolo “Viaggio in casa”. Saranno ospiti i Soundescape, da un progetto degli GnuQuartet, con Raffaele Rebaudengo alla viola e Stefano Cabrera al violoncello, e Pietro Fabbri, attore del Teatro della Tosse.

Doppia Visione

Lo studio ARCHIMIA presenta DOPPIA VISIONE, ovvero due modi opposti di pensare l’arte e il processo creativo, che vengono messi a confronto in un “face to face”  dove lo spettatore è coinvolto in un gioco di corrispondenze ed opposizioni che richiama la dualità insita in ogni elemento dell’Universo.

VIRGINIA CAFIERO e MARIA ROSA VENDOLA sono due artiste profondamente diverse ma entrambe, percorrendo strade opposte, anelano ad afferrare il “divino”  attraverso una ricerca estetica.

Virginia ha una visione artistica che riprende elementi della tradizione giapponese. La sua sperimentazione verso l’utilizzo di materiale naturale nasce da un lavoro artigianale di maestria e pazienza che la vede creare le sue carte facendo macerare la cellulosa insieme a fiori ed erbe da lei stessa raccolte nei campi. Un lavoro profondamente intimista che la porta a realizzare raffinati kimono, carte e libri d’artista, a trasformare bustine da tè in armature e installazioni, in una resa estetica che diventa anche tattile ed olfattiva. Questi elementi naturali, per la loro caducità, rappresentano l’effimero, il provvisorio, il respiro della terra che nasce e muore. E’ la dimensione inafferrabile del divino. É la bellezza che ama nascondersi, quella della natura, in cui c’è assenza di artificio.

Maria Rosa segue un processo  inverso: trae forza dall’artificio per dare vita al suo percorso più intimo. Aderente alle tradizioni occidentali in cui prevale la figura del Dio che si rivela,  plasma figure umane fondendo un polimero a 300 gradi, il Methacrylate-Optix di sua invenzione, la cui forma perdurerà in eterno. Al contrario di Virginia, il processo creativo avviene all’interno di un laboratorio chimico dove, con guanti e maschera, viene a contatto con fornaci e solventi. Da lì Mariarosa plasma e fa emergere dalla materia fusa le sue figure: sarcofaghi emozionali che rimandano a visioni angeliche, agglomerati antropomorfi che la materia, così totalmente artificiale, riesce a trasformare in poetica visiva.

Questo modo antitetico di lavorare sottolinea l’importanza della complementarietà delle visioni. Non sussiste equilibrio se non esistono gli opposti. Ma come lo Yin e lo Yang recano entrambi in sé il seme della forza contraria, qui queste due artiste rafforzano l’una l’opera dell’altra e la celebrano. Le figure della Vendola emergono prepotenti vicino alla delicatezza raffinata del lavoro di Cafiero, che a sua volta ne è esaltato rivelando un grande vigore compositivo.

La visione orientale, intimista e meditativa, si sposa con quella occidentale, aperta, rivelata. La natura e la chimica, la delicatezza e la forza, il silenzio dei campi e il rumore della fabbrica, lo Yin e lo Yang che in continua interazione l’uno nell’altro mantengono l’equilibrio e l’ordine di tutto il Cosmo.